Obiettivo
del contributo è analizzare la tratta trans-sahariana prendendo
come termine a quo il 1881 e come termine ad quem il 1911. Il commercio
degli schiavi in Libia rappresenta parte integrante della più
generale storia del commercio carovaniero che per secoli ha collegato
le economie nord-africane, saharo-saheliane e sudaniche. Esso costituiva
la voce più produttiva nel bilancio delle economie dei territori
sub-sahariani. Nei grandi mercati di Timbuctu, Agadés, Kano
gli schiavi rappresentavano la valuta con la quale pagare le merci-
principalmente sale, armi e liquori - offerte dai mercanti arabi
che giungevano da Nord. L'obiettivo, in primo luogo, è quello
di valutare la consistenza del drenaggio di capitale operato ai
danni delle popolazioni sudaniche sia per avere un' idea dell' impatto
demografico della tratta nelle società di origine e di destinazione,
sia anche per definire il peso economico assunto dal commercio degli
schiavi in libia, tenuto conto che sul finire del XIX secolo essa
rappresentava la principale fonte di approvvigionamento per tutti
i mercanti schiavisti dell' Impero Ottomano. In secondo luogo il
lavoro analizza alcuni aspetti del commercio degli schiavi nel Vialayet
di Tripoli attraverso risultanze documentarie rintracciate al Public
Record Office - Foreign Office, L'Archives des Affaires Etrangères,
l'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e l'Archivio
Storico della Sacra congregazione “De Propaganda Fide”.
La documentazione consente di analizzare l'azione svolta dai governi
europei- in particolare l'attivismo delle autorità consolari
inglesi - contro la schiavitù e le modalità di trasporto
degli schiavi via mare da Tripoli e Bengasi in direzione di Instambul
e degli altri mercati negrieri. |